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Roger Milla, la danza del gol

01st Apr 2016
Roger Milla è la gioia incontenibile del gol segnato, è il ritmo dell’Africa, è la voglia di non smettere di giocare
Roger Milla, la danza del gol
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Non c’è il momento della felicità. Non c’è la gioia, l’allegria e la contentezza. Tutto è in bianco e nero. Ci si alza presto, si va a lavoro, si fa il proprio dovere e si rientra a casa. Il papà di Roger esce tutte le mattine. Fischia, sale sul suo treno e gira il paese. A volte la sua famiglia lo segue e Roger spera sempre di vedere qualcosa di nuovo, di diverso. Qualcosa di esplosivo. Il treno corre e gli occhi non intercettano altro che grigio, teste basse e il dovere che si compie. Tutto uguale, tutto ripetitivo. Più che affacciato a un finestrino, Roger pensa di essere in uno di quei cinema scadenti dove la pellicola si blocca e rimanda mille volte la stessa sequenza. Vorrebbe alzarsi, dare un calcio al proiettore e vedere finalmente la scena conclusiva, il lieto fine.

I calci, invece, li va a dare tutti i pomeriggi a un pallone. Anche lì compie il suo dovere, come i suoi compagni. Si allena, corre, palleggia, dribbla e segna. Centra bene la palla col collo del piede, oppure vede il portiere troppo in avanti e gli fa un pallonetto a scavalcarlo, addirittura gli riesce una rovesciata spettacolare a tre metri dalla porta. Ma tutto si spegne lì. La palla tocca il fondo della rete, fa i suoi ultimi rimbalzi e si ferma. Nel silenzio generale.

Passano gli anni e Roger sente crescere dentro la pancia qualcosa. Grida, urla, sbraita ma nulla lo libera da quel peso. Gira il mondo con ai piedi il suo pallone, in cerca di qualcosa di diverso. Entra in campo, corre, insegue la palla e comincia con lei una danza infinita. Tutti i suoi avversari cadono a terra, mentre il pubblico in silenzio segue quel ritmo armonioso. Nulla disturba il ballo di Roger. Anche il vento ha smesso di soffiare. Calcia e gol. Roger continua a correre, questa volta non si ferma. La sua danza è infinita, la sua gioia è incontenibile. E dal silenzio lo stadio si risveglia in un boato assordante. Tutti sugli spalti ballano e si divertono. Saltano a tempo di musica e si colorano. La pancia di Roger è svuotata di pesi e piena di ritmo. Dal finestrino del treno, ora, vede solo una lunga danza. Un ritmo infinito. Il ritmo dell’Africa.

Ho raccontato di Roger Milla, calciatore camerunense famoso per essere il più “anziano” giocatore ad aver segnato durante una Coppa del Mondo ma soprattutto per le sue esultanze. Milla, infatti, è stato il primo a livello internazionale a gioire con una danza, la Makossa, dopo aver segnato un gol. Famoso il suo ballo con la bandierina del calcio d’angolo nei Mondiali di Italia ’90, diventato pochi anni più tardi anche uno spot della Coca-Cola. Fa conoscere e apprezzare al mondo intero il calcio africano. Con il suo Camerun infatti batte ogni record. “I leoni indomabili”, così vengono chiamati i camerunensi, ottengono una qualificazione storica ai Mondiali in Spagna del 1982, dove escono senza essere mai sconfitti. Pareggiano anche con l’Italia che poi quei Mondiali li vincerà. Ma è nel 1990, proprio in Italia, durante le “Notti Magiche” di Nannini e Bennato, che il personaggio di Milla diventa tale.

A 38 anni dice addio al calcio, ma l’Africa intera si mobilita per un suo ritorno in nazionale. Milla accetta e trasforma quei Mondiali nella storia: nella partita d’esordio il Camerun batte l’Argentina di Maradona campione in carica e poi si qualifica per i quarti di finale (prima squadra africana) sconfiggendo la Romania e la Colombia grazie alle doppiette di Milla, festeggiate con la consueta Makossa. In patria è salutato come un eroe, a ritmo di musiche e danze. Ma un mito non attacca facilmente le scarpette al chiodo e così partecipa anche ai Mondiali del 1994 negli Stati Uniti. Il suo Camerun non ripete l’impresa storica ma lui, con il gol della bandiera a una Russia che si impone 6-1, diventa il più anziano giocatore, a 42 anni, a segnare un gol durante una Coppa del Mondo. Il Camerun del 1990 resta comunque un sogno ancora oggi. Il giornalista sportivo Gianni Mura dalle colonne di Repubblica scrive alla vigilia di Argentina-Camerun: «Ci può essere la grande sorpresa? Sì, direi che una netta vittoria dell’Argentina può essere considerata una sorpresa».

Claudia Moretta



Moretta di nome e di fatto è la frase che la perseguita da quando è  bambina. Nomen omen. Si è  sempre immaginata con un cesto di more in testa, come una moderna e più gustosa Medusa. La sua fantasia un po’ onìrica, oggi, si è riversata nello sport. I campioni diventano eroi, le loro vittorie o sconfitte gesti epici. Perché lo sport è una favola a occhi aperti.

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