Ci sono libri che hanno segnato in maniera indelebile e inevitabile il nostro rapporto con il calcio inglese. Penso a Febbre a 90° di Nick Hornby, oppure a Il Maledetto United di David Peace. Per rimanere invece nei confini italiani e parlare di penne del nostro Paese, chiunque si appassioni al calcio inglese, prima o poi cerca di entrare in possesso de Le Reti di Wembley di Roberto Gotta. Spesso invano. Questo breve preambolo mi serve per introdurvi uno dei misteri più torbidi misteri intorno all’editoria sportiva di tema “english football” e cioè: perché Football is coming home di Luca Manes è passato quasi sotto silenzio e non gode affatto della notorietà, se non dei primi due, almeno del terzo esempio portato poc’anzi.
Sovverto per un attimo le regole dello scrivere su internet e utilizzo il secondo paragrafo per una sorta di disclaimer. Ho letto con avidità tutto quello che Manes ha prodotto nella sua carriera di scrittore, e ritengo che libri come Made in England siano fondamentali per parlare di calcio inglese con una minima cognizione di causa. Inoltre conosco personalmente Luca e ho una grande stima nei suoi confronti, per la gentilezza, l’umiltà e la grande umanità che ha sempre dimostrato nelle occasioni che ci hanno fatto incrociare. Questo per dire che potrei essere poco obiettivo nel giudicare lo scrittore, ma lo sarò molto, ve lo prometto, nel raccontarvi della sua opera.
Football is coming home è un libro sul calcio. Ma non solo. E’ anche un libro di viaggio. E’ un libro sulla cultura e sulla musica. E soprattutto è un grande libro sull’Inghilterra. L’ho letto mentre mi stavo imbarcando per un volo che di lì a breve mi avrebbe portato a Liverpool, e la sensazione, via via che le pagine scorrevano, era la seguente: quello non sarebbe stato il mio ultimo volo nella perfida Albione. Avrei dovuto sanare al più presto il gap che mi divideva dall’autore del libro in fatto di viaggi oltremanica. Football is coming home mi aveva messo addosso una gran voglia di viaggiare.
Il libro di Manes parte dal Sud e percorre tutta l’Isola di Sua Maestà verso nord, per arrivare a un passo dal Vallo di Adriano. Si parte con Portsmouth e si arriva a Newcastle, passando per Londra, Ipswich, Birmingham, Sheffield e molte altre città. Senza ovviamente poter fare a meno di Manchester e Liverpool. Ad ogni tappa un capitolo, bello come un racconto, che narra il presente e il passato della città e dei club che quella contea hanno reso grande. Si raccontano imprese epiche come quella del Wolverhampton con i magiari, o la cavalcata del grande Nottingham Forest, ma c’è anche un’attenzione per le piccole storie, come quella del FC United of Manchester.
La lettura è molto piacevole, il libro molto ben scritto. Non si corre mai il rischio di scadere nella banalità o nell’aneddotica da wikipedia. Il tutto condito dal sanissimo e intelligente disincanto che da sempre condisce i libri di Manes: un amore sconfinato per il gioco, pur tuttavia lontano anni luce dalla mitologia becera che troppo spesso siamo condannati a leggere quando si parla di british football.
Football is coming home. Appunti di viaggio nella patria del calcio. Luca Manes, Bradipolibri, 2016
Nasce in Toscana, ma si trasferisce presto altrove. Sostiene di amare l’Inghilterra, in cui per pigrizia comprende anche la Scozia, ma non l’Irlanda. E anche i Balcani, quelli li ama molto. Dice di fare lo stesso lavoro di Bukowski. Ma come gli ricorda spesso un suo caro amico, dovrebbe smetterla di atteggiarsi, visto che è solo un postino. Odia chi imita l’accento toscano e chi mette in discussione José Mourinho. Vi annoierà principalmente con racconti ambientati nella Perfida Albione e sotto slavi cieli del Sud, non senza grazia.