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El Lobo

01st Nov 2016
Storia del Gimnasia La Plata, la squadra più antica del Sud America. Tra boschi e lupi, imprese d'oltreoceano e trofei di cui nessuno sente la mancanza
El Lobo
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Ammetto che può apparire curiosità frivola, tiepida, leggera, eppure ad un certo punto ti esplode dentro e devi per forza dare una risposta alla tua domanda. In fondo lo stesso Socrate, che di domande esistenziali probabilmente se l’è fatte più di me, e sicuramente di più complesse, diceva che una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta.

Volete scoprire quale sia la squadra più antica del Sudamerica?

Bene, allora occorre prendere la strada del bosco e incontrare il suo animale allegorico per eccellenza. Il lupo. Controllare l’emozione perché verrà verso di voi. Ve lo troverete di fronte.

Estadio Juan Carmelo Zerillo, il presidente dei presidenti, eppure tutti chiamano l’impianto semplicemente “El Bosque”. Immerso nel verde del parco principale di La Plata, con la grande incisione all’ingresso del vecchio edificio dove si legge “Colegio Universidad Nacional”. Qui il 5 aprile 1887, è stato costituito il Club de Gimnasia y Esgrima La Plata.“El Decano De America”, la più antica società di calcio dell’America Latina, fondato negli edifici seminascosti dagli alberi del bosco dell’Ateneo.

Eccolo “El lobo”, in cerca di una preda sportiva, gestito da studenti pieni di sane virtù mentali ed atletiche, e che nei vari appellativi non poteva farsi mancare il latinismo “Mensanos”. Poi qualcuno lo sporco lavoro dovrà pur farlo e allora, col tempo, ci metteranno dentro anche un buon asado con le moricillas ed ecco i “Triperos”, tradotto gli sbudellatori, in pratica i molti operai delle industrie di lavorazione della carne della vicina città di Berisso.

gimnasia la plataCittà particolare La Plata. Universitaria, intanto. Quadrata, con simboli strani nascosti ovunque, obelischi, statue greche che fanno le corna alla Cattedrale, tunnel sotterranei e vicoli celati. La massoneria getta la sua tela di ragno senza scoprirsi ma facendo capire a tutti che c’è, ed è anche ben organizzata.

Qualche anno fa bastarono cinque ore consecutive di pioggia per provocare un’autentica tragedia. L’uscita per La Plata fu chiusa al traffico a causa degli allagamenti. Un temporale di quelli che fanno così rumore che la radio non la si poteva nemmeno capire. Ogni tanto succede, specie in autunno, che qualche acquazzone si stampi con violenza sulle strade, in quelle vie dove aveva camminato il grande pittore Emilio Pettoruti, faccia un po’ di rumore, e scoli via lasciando qualche ramo sui marciapiedi e un po’ di foglie appiccicate al selciato. Ma quella volta non smise così rapidamente. La città ricevette oltre 40 cm di pioggia che si portò via cinquantasette persone, mentre le altre restarono al buio, in rifugi improvvisati, a pregare barricati alla meglio, aspettando aiuti e cercando di cogliere sprazzi di perdono nel cielo australe.

E dire che l’ultimo evento naturale pericoloso se lo erano creati in proprio. L’Osservatorio Sismografico registrò un evento tellurico, seppure di bassa intensità. E’ vero, non è una banale metafora. Successe esattamente a 105 anni dalla fondazione del club, il 5 aprile 1992, quando il Gimnasia La Plata sconfisse i rivali cittadini dell’Estudiantes per 1-0 con un gol su calcio di punizione dell’uruguaiano Josè Perdomo. Si trattò di incontrollabile urlo orgasmico senza remore di pudore. “El gol del Terremoto”, fu l’inevitabile accostamento per i posteri.

Eh, l’Estudiantes. Una digressione è bene farla. C’è stato un momento nel 1905, in cui il Gimnasia abbandonò l’attività calcistica, ma la voglia di pallone era talmente tanta che dei medici ricercatori del laboratorio universitario crearono l’Estudiantes. I “Pincharratas”, i pungitopi… chiaro. Ora, che i cugini abbiano stravinto è scritto in tutti gli almanacchi, tuttavia alle volte i titoli non servono a far innamorare la gente di un club. E alla Plata buona parte della popolazione tifa stoicamente per “El Lobo”, che non ha mai vinto niente e forse mai lo farà.

gimnasia la plataInsomma si accontenta di sopravvivere, proprio come un vecchio lupo. E di tramandare ai bambini una storia, alla sera, quando vanno a letto. La storia incomincia come in ogni favola che si rispetti con il fatidico “C’era una volta”. Si, c’era una volta il Gimnasia che se ne andò in Europa a sconfiggere i giganti del calcio.

Avete spazio per il romanticismo?

Allora seguitemi e immaginate la Monaco di Baviera del febbraio del 1931. Umori politici cruenti davanti a boccali di birra schiumosi adagiati su tavoloni di legno, i pinnacoli goticheggianti di Marienplatz, qualche elegantissima automobile dell’alta società in bella mostra e fiocchi di neve che scendono silenti a imbiancare tutto. Ecco, in tutto questo quadro di stretta “mitteleuropa” fremente di darsele di nuovo addosso, ci sono undici argentini che per la prima volta giocano una partita su di un campo completamente innevato. E sapete cosa? Vinceranno 4-0 contro lo Sportverein Munchen.

“L’Expreso” non si fermerà lì. Udite, udite. Batterà a domicilio lo Sparta Praga, il Real Madrid, il Barcellona e il Benfica, mostrando al vecchio continente le doti del suo cannoniere principe Arturo “El Torrito” Naon, ostentando con orgoglio quella maglia con la banda orizzontale blu sulla “camiseta blanca”.

Gimnasia La PlataE poi ci sarebbe la “spazzatrice”, la squadra che nel 1970 sfiorò la finale del torneo “Nacional”, sconfitta in semifinale dal Rosario Central. Guardatela nei poster ingialliti, quasi dolenti, scalfiti dal tempo ma non dalla memoria: Hugo Gatti, Ricardo Rezza, José Bernabé Leonardi, José Masnik, Roberto Zywica, Roberto Gonzalo, Héctor Pignani, José Santiago, Delio Onnis, José Néstor Meija, Jorge Castiglia e in panca José Varacka.

Ah, nella storia del Gimnasia c’è posto anche per lui. Un pazzo a cui però hanno dedicato il nome della tifoseria. “El Loco Fierro”, Marcelo Amuchastegui. Un giorno srotolò una bandiera lunga cento metri alla Bombonera e un altro giorno venne ucciso a Rosario in circostanze poco chiare durante un imboscata organizzata dalla polizia.

Meglio consolarci con lo splendido inno composto nel 1915 dal poeta Magdalena Delfor Mendez e dal compositore Juan Serpentini.

“Festejemos nuestros triunfos con canciones varoniles armoniosas y febriles como los ritmos del mar.
Festejemos nuestros triunfos con las sanas intenciones de llegar a ser campeones solamente, solamente por llegar.
En las luchas deportivas, siempre fuímos vencedores, defendiendo los colores de la insignia nacional.
Embriagados de entusiasmo, satisfechos de alegría, derrochamos valentía, con nobleza, con nobleza sin igual.
Sin enconos ni altiveces, siempre fuertes, siempre unidos, por mens sana conocidos, lucharemos sin cesar, pues sin luchas no hay victorias, y nosotros las queremos, porque siempre padecemos hondo anhelo, hondo anhelo de triunfar! “

Alla fine come dicono loro, se sei del Gimnasia non conta il risultato, “El Lobo” non è una moda, non significa tifare per una normale squadra di calcio. E’ uno stile di vita.

Simone Galeotti



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