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Coppe d’oriente: Far East Games

06th Mar 2017
Dalla prima edizione dei Far East Games all'ascesa di Lee Wai Tong, protagonista del torneo e punto di raccordo tra le tre Cine
Coppe d’oriente: Far East Games
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Siamo nel 1913, a Manila, capitale delle Filippine si svolge la prima edizione dei Far East Games, gli antenati dei giochi Asiatici. Alla manifestazione calcistica prendono parte solamente due nazionali. Nell’unica partita disputata le Filippine trionfano per 1-0 sulla Cina, aggiudicandosi così la prima edizione del trofeo. Fondamentalmente fu un incontro fra club, dato che la nazionale cinese era composta esclusivamente da giocatori del South China Athletic Association di Hong Kong, mentre la compagine delle Filippine annoverava fra le proprie fila i campioni del Bohemian Club di Manila. La vittoria delle Filippine fu contestata, in quanto il Bhoemian si componeva di giocatori spagnoli, americani e inglesi, il che andava contro le regole del torneo.

Dal 1913 al 1934 si sono disputate 10 edizioni dei Far East Games, i quali hanno annoverato  pochi paesi partecipanti, quali Filippine, Cina, Giappone, Thailandia e Indie Olandesi. Erano previste varie discipline fra cui baseball, basket, atletica, ciclismo, tennis, nuoto e volley. A dominare il medagliere erano proprio Filippine e Cina, i primi nel basket e nell’atletica, mentre i secondi nel calcio, dopo il passo falso nella prima edizione, vinsero tutte quelle successive.

I giochi furono fondati da un americano, Elwood Brown, che in patria era allenatore della squadra di basket dell’Illinois. Nei primi anni del ‘900 si trasferì nelle Filippine introducendo sport quali basket e volley, per poi diventare presidente della Philippine Amateur Athletic Federation.

LA GENERAZIONE D’ORO DEL CALCIO CINESE

Se la stragrande maggioranza di noi deve indicare un giocatore cinese, probabilmente indicherebbe Ma Mingyu, il grande flop del Perugia di Gaucci. Non ci sarebbe nulla di strano in tutto questo, dato che, a differenza di coreani e giapponesi, negli anni ’90 e ‘2000 i calciatori cinesi giunti in Europa hanno ricoperto ruoli estremamente marginali.

La domanda è la solita, è mai possibile che una popolazione da 1.3 miliardi di persone non generi un undici competitivo a calcio? Le risposte logiche sono molteplici, ma non è questo il motivo di quest’articolo, bensì quello di indicare quell’unico giocatore di origine cinese che ha scritto pagine di storia negli anni ’20 e ’30, con il South China Athletic Association e con la nazionale della Repubblica Cinese: Lee Wai Tong.

far east gamesLa sua grandezza è stata incommensurabile e la stessa Fifa lo ha inserito in una speciale lista pubblicata nel 1976, che indicava i cinque giocatori più influenti nella storia del calcio fino a quel momento, e il nome di Lee figurava accanto a quello di Matthews, Di Stefano, Pelè e Puskas.

Lee Wai tong era originario del Guangdong, provincia a sud della Cina. Nato nel 1905 entrò a far parte della prima squadra del South China a soli 18 anni e quello stesso anno, nel 1923, fece il suo esordio in nazionale (composta in quell’epoca prevalentemente da giocatori del club South China) ai Far East Games in Giappone. Nel triangolare che si disputò, i padroni di casa e la Cina nella prime due partite sconfissero agilmente le Filippine, per poi trovarsi faccia a faccia nel confronto finale, il primo fra queste due compagini. A risolvere la partita fu proprio Lee Wai Tong, che segnò tre gol nel giro di cinque minuti che contribuirono al 5-1 finale.

Alto 1.80, dimensioni esagerate per l’epoca, muscoli ipersviluppati nelle gambe, e un istinto d’attaccante ineguagliabile. Le leggende dicono che i portieri, piuttosto che ne affrontare i suoi tiri violentissimi, preferivano scansarsi. Secondo fonti non ufficiali infatti Lee avrebbe segnato 1210 gol in carriera. Quella degli anni ’20 infatti  era la generazione d’oro del calcio cinese, rimasta imbattuta per ben 13 anni, dal 1923 fino alle Olimpiadi di Berlino del 1936.

A soli 21 anni, Lee Wai Tong, dal 1926 al 1930 non vestì più la maglia del South China Athletic Association per dividere la propria carriera fra allenatore e giocatore della nazionale. Lee dal 1926 al 1930 venne ingaggiato dall’Università di Shanghai (la Fudan) per l’addestramento della rappresentativa calcistica. Con disappunto, si ritrovò di fronte ad un ambiente primordiale dal punto di vista del gioco: “Gli atleti non erano in grado di andare al tiro, spedivano la palla fino in cielo, e quando ricadeva dieci minuti più tardi non se la passavano mai. Si intestardivano con dribbling inutili per farsi applaudire dal pubblico”. Sotto la sua guida, la rappresentativa di Shanghai migliorò notevolmente imponendosi a livello nazionale con la vittoria di due edizioni nei Giochi Nazionali, nel 1930 e nel 1933 (all’epoca,nella Cina continentale, a differenza di Hong Kong, non esistevano dei campionati annuali, i quali sarebbero sorti solo nel 1951).

In Cina l’ambiente politico era instabile, con i nazionalisti del Kuomitang e il Partito Comunista in continuo contrasto fra di loro. Chiang Kai Shek del KMT giunse al potere nel 1928, istituendo la capitale della Repubblica Cinese a Nanchino, decretando di fatto la fine dell’epoca dei “Signori della Guerra”. Nonostante tutto la nazionale di calcio era compatta e sia nel 1925, che nel 1927, ai Far East Games giunsero schiaccianti successi contro l’Impero giapponese e le Filippine. L’edizione del 1927 si disputò a Shanghai e la Cina, nella partita inaugurale, infierì nuovamente un 5-1 ai giapponesi di fronte 15.000 spettatori.

Tre anni dopo, a Tokyo, il Giappone riesce a contendere il titolo alla Cina, dato che entrambe le compagini annichiliscono le Filippine (7-2 il Giappone e 5-0) la Cina, per poi pareggiare 3-3 la finale. Non erano previsti all’epoca tempi supplementari, ne il conteggio della differenza reti, per cui entrambe le compagini condivisero la medaglia d’oro.

LA FINE DEI GIOCHI

Far East GamesQuelli del 1930 furono gli ultimi Giochi sotto un clima di parziale stabilità internazionale in Asia. L’anno successivo il Giappone invase la Manciuria (nordest della Cina) ed estese successivamente il proprio dominio fino a Pechino con il sovrano Chiang che preferì scendere a patti con l’invasore piuttosto che tentare un disperato conflitto armato. L’espansione imperialistica ebbe delle gravi ripercussioni sul clima dei Far East Games, dato che, in un primo momento, il Giappone provò ad inserire come nuova nazionale lo stato fantoccio della Manciuria, senza successo.

L’ultima edizione dei Far East Games si disputò nel 1934 a Manila, al Rizal Memorial Stadium. Oltre alle note Filippine e Giappone, si aggiunse un nuovo avversario, ovvero le Indie Olandesi (Indonesia), le quali avrebbero poi partecipato anche ai Mondiali del 1938 in Francia. In un girone da quattro squadre, nelle prime due giornate la Cina liquidò agilmente Filippine e Indie Olandesi sul risultato di 2-0, con Lee Wai Tong che segnò una rete contro i padroni di casa.

La partita decisiva si disputò nuovamente contro il Giappone il 20 maggio, l’ultima in assoluto dei Far East Games. La Cina si portò subito in vantaggio, con una doppietta di Tam Kong Pak dopo appena dieci minuti. Le forze imperiali riuscirono a riequilibrare la situazione nella ripresa, con l’attaccante Nozawa, originario di Hiroshima, che accorciò le distanze sul 2-1. Lee Wai Tong salì in cattedra al 65’ permettendo alla Cina nuovamente di allungare, poi il blackout. Ancora Nozawa a segno, seguito dal pareggio al 74’ di Takeshi Natori, altro attaccante della Waseda University. Al 76’ l’arbitro decretò un fallo da rigore e dal dischetto si presentò proprio la leggenda, Lee Wai Tong. Non si hanno filmati, solo poche fotografie che lo ritraggono, ma ce lo immaginiamo in quel momento caricare un tiro potentissimo sul quale il portiere nipponico rimase immobile.

Punteggio finale di 4-3. Ancora Lee Wai Tong, ancora una volta la Cina Campione d’Asia. Fine dei Giochi. Nel 1936, poco dopo le Olimpiadi di Berlino, nelle quali la Cina uscì al primo turno contro la Gran Bretagna (2-0), conoscendo così la sconfitta dopo 13 anni, la palla smise di rotolare. A Seguito dell’Incidente al Ponte di Marco Polo, la Seconda Guerra Mondiale arrivò in Cina, con il secondo ed aspro conflitto sino-giapponese della storia.

La situazione in Europa era instabile, ma il conflitto non era ancora esploso. Lee Wai Tong  dopo le Olimpiadi ricevette offerte da Arsenal e Red Star Paris, ma declinò per restare vicino alla sua gente. Era la fine della Generazione d’oro della Cina. Non si sarebbe giocato a calcio per 13 anni, si riprese nel 1948 con i Giochi Nazionali, ma il tempo di Lee Wai tong era oramai andato.

Lee Wai tong morì il 4 luglio del 1979. Dopo che la Cina si autoescluse da qualsiasi competizione olimpica, l’ex attaccante del South China seguì il flusso migratorio a Taiwan, e nel 1954 divenne l’allenatore della nazionali di Taipei, conducendola alla vittoria ai Giochi Asiatici l’anno stesso, successo bissato quattro anni più tardi. Dopo la fine della carriera da allenatore, Lee è stato il primo cinese ad essere eletto vice presidente della Fifa nel 1965.

Lee Wai Tong è stato un punto di raccordo fra le tre Cine: la mainland, con la nazionale, Hong Kong, avendo vinto ben otto titoli con il South China, e infine a Taiwan. Un vero idolo, una leggenda che nella terra del dragone non si è mai più ripetuta.



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